Il mio Salone del libro di Torino – prima puntata

Ebbene sì, sono stata al Salone del libro di Torino con la mia Casa Editrice: Le Mezzelane. Uno stand tutto nostro, allestito in mezza giornata con non poca fatica. Tre donne che per circa sei ore hanno scaricato il furgone, posizionato i libri sugli scaffali, appeso manifesti, montato mobili. Il risultato? Giudicate voi.

Sono partita con una serie di aspettative, ma si sa: le aspettative sono delle brutte bestie e io non imparo mai.

Mi aspettavo un’organizzazione impeccabile, visto che era la 31^ edizione, ma la prima delusione è arrivata proprio dagli organizzatori e dai loro esperti architetti, ingegneri, sviluppatori web, ufficio stampa.

In questo articolo voglio parlarvi solo degli spazi espositivi e della collocazione del nostro stand. Premesso che quindici giorni prima dell’apertura del Salone mi avevano mandato una proposta di collocazione bruttissima e non conforme al pagamento che avevo effettuato (mi avevano dato un solo lato libero quando invece ne avevo pagati due) ho chiesto gentilmente un’altra posizione. La risposta arrivata via mail è stata una vera e propria burla: abbiamo avuto troppe richieste e dobbiamo sacrificare qualche editore.

Ma proprio me vuoi sacrificare? La mia piccola casa editrice che ha fatto uno sforzo enorme per esserci, spendendo una cifra spropositata per quello che ci avete offerto?

Dopo svariati tentativi via mail per richiedere uno spazio migliore senza avere risposta, sono riuscita a spuntare lo stand che avete visto nella foto, ma sono dovuta ricorrere a minacce e alla parola “avvocato”. Dopo aver accettato, mi hanno inviato la conferma e il lunedì prima di partire una successiva mail con il disegno di un ingegnere o architetto, non saprei, per la disposizione dell’attrezzatura nello stand.

Secondo me l’esperto ha preso la laurea con i punti del Dash.

Quattro mensole, un ripostiglio, un mobiletto con degli scorrevoli, un tavolo costruito con materiali di recupero. 16 mq. spogli. Un solo lato con il nostro nome. Le antine del mobiletto fatte di compensato e senza chiusure, il ripostiglio senza chiave. Il tutto per la bellezza di oltre 3.000 euro, già pagati purtroppo.

Visto quello che mi avevano proposto e insoddisfatta ho deciso in quattro e quattr’otto di correre all’Ikea per andare a comprare dei mobili per riempire lo spazio che ci avevano dato, anche perché non saremmo riuscite ad esporre tutti i nostri titoli. Questo il giorno prima di partire per Torino.

Alla fine della prima giornata in quel di Torino, dove ho corso avanti e indietro per tutti i padiglioni e uffici (uno dei quali in un container con un solo addetto nel bel mezzo di un parcheggio) per cercare di recuperare i nostri pass e i biglietti che avevo prenotato (perché pare che a Torino le biglietterie digitali non siano ancora state inventate), mi sono leggermente rilassata. Eravamo pronte ad accogliere i visitatori del giorno dopo.

Eh, mai rilassarsi però. Mai dire “è fatta”. Saliamo sul furgone per portare un pass alla nostra Connie di Guernica Editions (nostro invitato estero al nostro stand), parto e sulla strada mi fermo prima delle strisce pedonali per far passare un vecchietto. Mi tamponano e il tipo scende dall’auto tutto candido e chiede perché mi sono fermata. Torinesi: le strisce non sono solo sulle magliette della Juventus!

Fine prima puntata.

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