Jesi ieri – Oggi 26 Marzo 2017

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A ciga. E’ così che inizia il piccolo, ma grande dizionario, di Jesi ieri che Marco ci ha voluto regalare. E io, a ciga, ve ne vorrei parlà.

Io so de santamarianoa e ‘l dialetto santamarianoese non è tanto distante dallo jesino. D’altronde semo a poco più de 10 chilometri, se ve mettede su un terrazzo o appena fori città ce vedede, no?. Semo lì che ve guardamo dall’alto in basso e ogni tanto ve famo ciao ciao co la manina. Ecco, avede capido che ‘l dialetto a me me piace muntobè, tant’è vero che quanno semo dendro casa, io ninì e cocò, parlamo sempre cucì. Pure al ca’ parlo ‘n dialetto, perché quanno je sgaggio pare che me sente mejo.

Marco m’ha fatto accapponà la pelle e pure burbuja lo stommigo, tanto me ce so troada dendro ‘nte que le parole che avea messo in rima. Me so troada ‘nte l’immagini che avea descritto. È stado come se fossi ‘rtornada addiedro de trent’anni, a quanno babbo me ‘rcontaa quello che facea da giovanotto e me lo ‘rcontaa sempre in dialetto. Me so sentida a casa, ‘mbracciada da quelle mani de fadiga che adesso non c’è più. È proprio per quesso che quanno ho letto le poesie de Marco l’ho contattado e jo detto che me sarebbe piaciudo pubbligalle.

Erano le sensazioni più spicciole, quelle immediate. Marco però in questo libro ha fatto molto altro. Ha preso le sue emozioni e quelle della gente e ce le ha regalate a modo suo facendoci divertire, ma anche commuovere e sognare. Come in “Foto ricordo”, dove ci descrive un ricordo, appunto, di quando si è sposato, anche se con un tocco di malinconia e di amarezza. Ed è un ricordo, quello di Marco, che ognuno di noi potrebbe avere, dimostrando così che la sua poesia è malleabile e riconducibile alla vita di ognuno di noi. Lo fa anche ne “il momento più bello”, lasciandoci immaginare la tavola imbandita che lo aspetta ogni giorno quando ritorna da lavorare e si ritrova assieme alla famiglia. Chi di noi non ha avuto di questi momenti? Dentro le sue poesie troviamo l’amore. L’amore per la futura moglie, per i figli, per la nipotina Matilde, alla quale è dedicato il libro, l’amore per Jesi, città natale. Ma troviamo anche scene di vita quotidiana, condite da un umorismo che non scade mai nell’ordinario, con poesie dove canta i lavori “de na olta”, per arrivare a poesie dove descrive una piaga del nostro tempo, la droga, o a poesie sociali, come quella dedicata all’immigrato e ai clandestini che arrivano sui barconi. 

Ma a Marco non è bastato scrivere solo poesie. Nel volume sono contenuti anche i modi di dire e i proverbi. Poi, per chi si volesse avvicinare alla poesia da scrittore, Marco ha scritto anche delle lezioni su come scrivere in vernacolare.

Non mi resta che ringraziarlo, per aver reso vivide le emozioni e per averci regalato la poesia vernacolare jesina facendola diventare patrimonio universale.

Xo Xo Rita Angelelli

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